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Pavia al cinema: Marco Visconti

  • Paola Montonati

marco visconti raiForse non tutti sanno che, nel 1973, il Castello Visconteo di Pavia fu uno dei set di Marco Visconti, sceneggiato della Rai diretto da Anton Giulio Majano, tratto dal romanzo di Tommaso Grossi…

 

Cast

Raf Vallone, Pamela Villoresi, Walter Bentivegna, Gabriele Lavia, Gianni Garko.

Trama

Nella Milano del XIV secolo, il grande condottiero Marco Visconti conosce la contessa Bice del Balzo, figlia di Ermelinda, da lui amata in gioventù,  ma che gli fu impedito di prendere in moglie, perché la famiglia della giovane le impose di sposarsi con il conte Oldrado del Balzo, con cui vive ormai da tempo a Limonta,.

La straordinaria somiglianza della ragazza con sua madre porta Marco ad innamorasi  follemente di Bice. ma la giovane è innamorata al giovane cugino di Marco, Ottorino Visconti.

Marco tenta di impedire le nozze, rapendo sia Bice che Ottorino, con l'aiuto di un altro cugino, Lodrisio, e di Pelagrua.

Su pressione di Ermelinda, alla fine Marco fa liberare i due ostaggi, ma è troppo tardi, perché Bice muore durante la prigionia gettandosi dalle mura del castello e Ottorino parte per le crociate, dove cadrà in combattimento.

Tommaso Grossi

Tommaso Grossi nacque a Bellano il 23 gennaio 1790, secondogenito di Francesco e di Elisabetta Tarelli e frequentò la scuola a Treviglio ma, all’età di nove anni, fu mandato a studiare a Lecco, presso il seminario di Castello, da uno zio canonico, poi passò a Rezzonico e infine a Milano alla scuola di Brera.

Finite le scuole superiori, Grossi iniziò a frequentare l’università di Pavia dove si laureò nel 1810 in giurisprudenza, poi lavorò a Milano presso lo studio di un avvocato dove rimase anche dopo la sua abilitazione.

Parallelamente alla sua attività lavorativa, Tommaso iniziò a maturare un forte legame verso gli ambienti culturali, in particolare si interessò agli studi letterali e, nel 1816, pubblicò la Prineide,  un poemetto satirico scritto in dialetto milanese costituito da sestine di endecasillabi.

La scelta del dialetto e della satira furono una conseguenza del sodalizio con i cosiddetti amici della Cameretta tra cui Carlo Porta, con cui ebbe un forte rapporto di amicizia e di cui ricorderà la morte con le sestine In morte di C.P.

Nello stesso anno Grossi pubblicò anche una novella sentimentale in ottave, La fuggitiva, anch’essa in dialetto milanese e riuscì ad imporsi grazie all’edizione, dell’anno successivo, che curò trascrivendo il testo dal dialetto all’italiano.

Grossi scrisse la seconda novella in versi, Ildegonda, direttamente in italiano, caratterizzata da una struttura più ampia rispetto alla precedente e rappresentò la risposta alla questione della lingua da adottare, particolarmente sentita nel circolo dei romantici milanesi.

Fondamentale, in questa scelta, per lo scrittore fu l’influenza di Alessandro Manzoni al punto che,  dal 1822 al 1836, gli fece da segretario, vivendo nei locali al piano terreno della sua casa milanese.

Degno di nota fu anche il poema I Lombardi alla prima crociata suddiviso in 15 canti per 1205 ottave, che venne pubblicato a Milano nel 1826.

Nel 1836, dopo il  matrimonio tra Alessandro Manzoni e Teresa Borri, Grossi lasciò la casa dell’amico e pubblicò, un anno dopo, l’ultima novella in versi, Ulrico e Lida.

Il 17 dicembre 1838  lo scrittore si sposò con Giovanna Alfieri e, nello stesso anno, sostenne gli esami per diventare notaio poi rientrò a Milano dove svolse la professione e fu coinvolto nella stesura dell’atto che, nel 1848, sanciva l’annessione della Lombardia al Piemonte.

Con il rientro degli austriaci a Milano, Grossi fuggì a Lugano e a Belgirate, dove incontrò di nuovo il Manzoni.

Nell’ottobre 1849, Tommaso Grossi fece ritorno a Milano dove morì, il 10 dicembre 1853,  colpito da meningite.

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