Skip to main content

Il Pavese tra le due guerre: I preparativi per l’estate in cascina

  • Paola Montonati

estate paveseCon il suo nome che deriva dal latino aestus, cioè calore, ancora oggi l’estate è la stagione più calda, che dal 21 giugno, momento del solstizio d'estate, arriva al 23 settembre, con l’equinozio d'autunno.

Nel Pavese l’estate è sempre stata la stagione dei raccolti dei campi, soprattutto del frumento e di altre graminacee come orzo, segale, farro, ma e anche il periodo magico di raccolta della frutta, con prima ciliege, albicocche e pesche, susine e prugne, poi pere e mele e, verso la fine della stagione, i primi grappoli d'uva.

Inoltre nell'orto si sviluppano e si raccolgono molte verdure e legumi, come le patate, che saranno utili per la stagione invernale.

L'abbondanza e la varietà dei raccolti portava un tempo alle operazioni di conservazione, dove il grano andava raccolto al punto giusto, e doveva essere ben essiccato, poi i chicchi erano separati dalla paglia con la battitura e il raccolto si conservava nel granaio al riparo dai predatori.

Successivamente la frutta dell'orto era trasformata in marmellate e il pomodoro in conserva e un tempo si raccoglievano anche piante tessili come canapa e lino, poi si procedeva alla lavorazione per ottenere matasse di filo da tessere.

Il latte veniva conservato attraverso la trasformazione in formaggi, mentre gli ultimi sottoprodotti della lavorazione, come il siero o il latticello, erano destinati all'alimentazione dei maiali e le uova prodotte dalle galline, quando il numero dei pulcini era sufficiente, erano conservate con l'impermeabilizzazione del guscio, che si faceva con acqua di calce, olio, cenere, ecc.

In estate, si procedeva a un primo raccolto del miele, uno dei prodotti più pregiati della zona.

L’uomo cominciò ad utilizzare il miele verso la fine della preistoria, e i primi ad allevare le api furono gli Egizi, che praticavano l’arte dell’apicoltura lungo il delta del Nilo. 

Nell’Antichità il miele era largamente conosciuto e utilizzato: i Greci lo consideravano cibo degli dèi e Aristotele lo definisce, nel trattato De Generatione Animalium, una sostanza che cade dall’aria e  nella mitologia era Melissa, figlia del Re di Creta, a nutrire Zeus con questo alimento.

I Romani lo usarono poi  nella preparazione di dolci, birre e idromele, una bevanda prodotta dalla fermentazione del miele diluito in acqua.

Ma fu durante il Medioevo, con Carlo Magno, che l’apicoltura fece il vero salto di qualità, infatti si dice in un editto del 759 d.C. che chiunque detenesse un podere era obbligato ad avere anche delle api e preparare miele e idromele.

I conventi e le abbazie divennero allora un importante centro di sviluppo delle tecniche apistiche.

Oggi  l’utilizzo del miele è stato riscoperto come dolcificante alternativo allo zucchero, anche per le sue infinite varietà e proprietà, dato che è un alimento altamente energetico e facilmente digeribile, e rispetto allo zucchero è ricco di vitamine, sali minerali e antibiotici naturali.

Il miele ha un potere dolcificante superiore e un contenuto calorico più basso, ma bisogna stare attenti alle quantità, perché in un solo cucchiaino ci sono in proporzione più calorie che in uno di zucchero, a causa del suo peso specifico maggiore. 

Diversi tipi di miele hanno anche diverse proprietà, che dipendono dalle piante impollinate dalle api ad esempio quello di tiglio, è calmante e rilassante, di timo ed eucalipto ha un effetto balsamico e antinfiammatorio e quello di castagno è un ricostituente e rimineralizzante, perfetto per ogni stagione dell’anno.

Pin It