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Un weekend in Valle Staffora

  • Paola Montonati

weekend stafforaSabato 13 maggio dalle 10 alle 17 ci sarà l’ inaugurazione e la  camminata lungo il nuovo sentiero di birdwatching in Oltrepò, un progetto del Comune di Ponte Nizza, coordinato da Iolas, I Giardini di Tilde e Vacanze Pavesi con il contributo di Regione Lombardia e GAL Oltrepò Pavese, con una sosta a Vignola dove si potrà consumare il pranzo al sacco e acquistare varie prodotti locali del caseificio biologico Oranami.

Nel pomeriggio l’Osservatorio Astronomico di Cà del Monte sarà presente sulla terrazza dell’Eremo di Sant’Alberto di Butrio per un’ indimenticabile osservazione del Sole al telescopio, perfetta per un dolce pomeriggio primaverile.

Inoltre domenica 14 maggio, dalle 14.45 all'Eremo di Sant'Alberto di Butrio, si terrà un reading sotto la grande quercia presso l'Eremo di Sant'Alberto di Butrio in memoria di Frate Ave Maria, in occasione del centenario della sua venuta all'Eremo e del 950° anniversario della morte di Sant'Alberto.

Cesare Pisano, vero nome di Frate Ave Maria, nacque a Pogli, vicino ad Alberga, il 24 febbraio 1900, e a dodici anni fu il protagonista di un episodio che stravolse la sua vita.

Il 1 novembre 1912, insieme all’amico Bartolomeo Vignola, trovò dentro un cascinale, un fucile a canna e Vignola, pensando che il fucile fosse scarico, gli sparò, ma nell’arma era rimasto un colpo e Cesare da allora rimase cieco.

Scossa dall’accaduto, la famiglia lo fece ricoverare all’Istituto Davide Chiossone, istituzione che accoglieva giovani privi della vista, pensando che stare con altri ragazzi colpiti dalla sua stessa disgrazia fosse una buona idea.

Per quattro anni il ragazzo cadde in un abisso di tristezza e di desolazione, e il pensiero del passato lo angosciava, mentre in lui cresceva un forte rancore contro la fede.

Nel 1916 arrivò all’Istituto come infermiera suor Maria Teresa Chiapponi, che si mise al servizio dei ragazzi con una bontà e una delicatezza speciale, e in Cesare tornò a risvegliarsi il desiderio di Dio.

Dopo la morte della nonna, nel novembre 1918, il giovane decise di tornare a confessarsi e fare la comunione, anche se c’era sempre un forte velo di malinconia.

Grazie a suor Teresa, Cesare prese la decisione di diventare frate e chiese aiuto a Don Orione, che stava fondando in quegli anni due gruppi religiosi che ospitavano ragazzi ciechi, gli Eremiti della Divina Provvidenza e le Sacramentine Adoratrici.

Dopo il noviziato, il giovane venne ammesso all’Eremo di Sant’Alberto di Butrio, nell’Oltrepò Pavese, nel 1923, che fu la sua casa per quarant’anni, tranne due parentesi di cinque anni al Monte Soratte e a San Corrado di Noto.

Il 9 settembre 1923 Cesare vestì il saio da eremita e cambiò il suo nome in Frate Ave Maria, anche se il suo sogno era quello di diventare sacerdote.

Da allora Frate Ave Maria divenne esperto nell’arte di intercedere per gli altri, per parlare degli uomini a Dio, compito reso facile dalle centinaia di persone che affollavano l’eremo in cerca di un colloquio con lui per chiedere preghiere, intercessioni, consigli.

Il suo fu un apostolato instancabile, come dimostra anche la corrispondenza che egli intraprese con quelle persone che ricorrevano a lui per vari motivi, come crisi di fede, perdita di persone care, disperazione, croci pesanti da affrontare, anime desiderose di fare del bene e che chiedevano una sua preghiera.

Per tutti Frate Ave Maria ebbe parole di fede e speranza, con una fiducia nella Provvidenza, frutto di un’esperienza maturata in anni di frequentazione con il Signore tra la preghiera, i sacramenti e le circostanze della vita.

Oltre che dalla cecità, l’eremita fu anche vittima della tisi, ma in ogni circostanza aveva un senso dell’umorismo fuori dal comune, come sempre hanno i santi, al punto di festeggiare il Giubileo per il 25 e il 50 anniversario con Sorella Cecità. 

Frate Ave Maria morì a Voghera il 21 gennaio 1964, fu dichiarato Venerabile da Giovanni Paolo II, ed è oggi in corso il processo di beatificazione.

La giornata vedrà un momento dedicato alla lettura di brevi passi letterari, ricordi e racconti diretti di chi ha conosciuto questo straordinario personaggio cieco, che “non vedeva i corpi ma vedeva bene le cose dell'anima” come disse in  “La confessione di Flavio Dossi”  lo scrittore Tommaso Gallarati Scotti.

Si proseguirà con l'intervista ad Angela Volpini, mistica e scrittrice, per molti anni legata a frate Ave Maria da una  profonda amicizia e con la celebrazione della Santa Messa alle 16.30.

L’organizzazione è a cura di Piera Selvatico (Albergo Ristorante Selvatico), Giovanna Brazzola (Cantine Montelio), Il Mondo di TELS & The Auramala Project, Elena Corbellini, in accordo con Don Agostino e i Frati dell’Eremo. 

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