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Borgarello Feudo dei Mezzobarba

  • Paola Montonati

borgarello 1Il cuore del Parco Visconteo di Pavia ha molte sorprese da offrire per una gita fuoriporta, come Borgarello, piccolo borgo dalla storia lunga e particolare.

E’ nel 1181 che Borgarello viene citato per la prima volta nella lista delle tasse, versate in quell´anno stesso a Pavia, visto come un organismo amministrativo che doveva gestire gli interessi collettivi dell’università locale.

Nel 1360, subito dopo la conquista viscontea di Pavia, Galeazzo II fece costruire a Borgarello il suo castello, con un giardino e un recinto di caccia destinati agli svaghi signorili. 

L´allestimento del Parco costrinse tra quattro mura gli abitanti di Borgarello, Torre del Mangano, San Genesio e centri minori come Comairano e Ponte Carate, mentre il margine occidentale del territorio comunale, situato oltre il Navigliaccio, rimase all´esterno.

Borgarello era rimasto tra le terre esenti da ogni signoria feudale fino al 1691, quando la Certosa, che aveva acquistato i diritti feudali su Torre del Mangano, Villanova e Carpignago, decise di annetterlo tra le sue proprietà.

Sapute le manovre dei Certosini, il conte Gio Battista Mezzabarba decise di entrare in lizza per Borgarello, e, nel settembre 1691, quando a Milano venne messo ufficialmente all´incanto il feudo di Borgarello, l´offerta migliore risultò quella del conte, che se lo aggiudicò.

Nel 1929 il Comune di Borgarello, insieme a Torre del Mangano e Torriano, divenne parte del nuovo comune di Certosa di Pavia, ma nel 1958 riacquistò l'autonomia.

Nel centro storico di Borgarello si trova la Cascina La Colombina,  di proprietà della famiglia Bono, che fu il nucleo attorno al quale nacque il paese.

I documenti degli archivi storici di Milano e di Pavia raccontano che nel XVI secolo questi beni appartenevano ai Del Bove, nobili pavesi, che li avevano acquistati dai Frati Agostiniani di San Pietro in Ciel d'Oro nel 1594.

I Del Bove vi abitarono per tre secoli e dal XVII secolo diedero alla cascina la sua conformazione attuale e la sua vocazione agricola.

Ai Del Bove, nel 1850, subentrarono i nobili e mercanti pavesi Pecorara, che nel 1877 vendettero il fondo ai Bono, loro fittavoli come lo erano stati dei Bovio.

Oggi i Bono stanno restaurando la cascina, per farla continuare a vivere valorizzandola nella valenza culturale di notevole presenza storica e di testimonianza del mondo rurale tradizionale, con i suoi campi di grano, le rogge, le risaie dove tornano a posarsi gli aironi e le cicogne, i lenti ritmi di lavoro segnati dal ciclo delle stagioni.

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