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Il Pavese tra le due guerre: La Necchi

  • Paola Montonati

necchi paviaGli anni Venti per Pavia sono quelli dell’ascesa della famiglia Necchi, dalle umili origini a nome di fama mondiale, grazie alle sue macchine da cucine e alla lungimiranza del suo fondatore, Vittorio Necchi…

La storia della Necchi, nome da sempre legato a Pavia, cominciò con Ambrogio Necchi che continuò il mestiere di fonditore ereditato dal padre e dal nonno e, alla fine del 1880, divenne il direttore della fabbrica di famiglia nel centro storico pavese, che aveva circa 170 operai e costruiva pezzi di ricambio in ghisa per macchinari.

Nel 1919 Vittorio Necchi, figlio di Ambrogio, tornato dalle prima guerra mondiale e orfano di padre, si ritrovò la gestione dell'attività di famiglia, anche se  non aveva inclinazione per la meccanica ma era interessato agli studi classici, alla fotografia e all'allevamento di animali.

Per l’insistente richiesta di sua moglie per l'acquisto di una macchina per cucire a Vittorio venne l'idea di produrre una macchina per uso domestico utilizzando la ghisa che producevano le fonderie di famiglia, anche se il rischio era di mettersi in competizione con macchine di marchi tedeschi, americani e russi.

CosiVittorio aprì uno stabilimento alla Torrettina, sulla via Vigentina , con una quarantina di operai, dove creò il modello BD.

I primi esemplari della macchina da cucire Necchi erano azionati a mano infatti, attraverso una manovella applicata al volano, con la mano destra si produceva il movimento dell'ago, della spoletta e l'avanzamento per trascinamento del tessuto, mentre con la sinistra si controllava la posizione e l'indirizzamento.

Dopo qualche anno, superata la diffidenza dei consumatori per il prodotto nazionale e offrendo un elevato rapporto tra qualità e prezzo con i primi risultati incoraggianti, nel 1924 la fabbrica si spostò nel nuovo sito di Piazza D'armi dove incremento la produzione.

Ma il boom della Necchi fu nel 1932, quando venne presentata la prima macchina per cucire per uso domestico con cucitura zig-zag, la BU, che permetteva di eseguire migliaia di motivi ornamentali e di punti diversi, di rammendare, di attaccare bottoni e di fare asole.

La Necchi in pochi anni divenne la macchina per cucire più imitata e ricercata in tutto il mondo e, dopo la seconda Guerra Mondiale, divenne  la più grande fabbrica di macchine per cucire d'Italia in grado di produrre più di 1.000 macchine al giorno, con 4.500 dipendenti e 10.000 negozi di vendita.

La fine della Necchi

Nel 1962 Pavia proclamò Vittorio Necchi “Cittadino benemerito per aver contribuito in modo determinante allo sviluppo economico ed al progresso della Città” mentre fu presentata la Logica, la prima macchina per cucire elettronica.

Vittorio nel 1963 fondò e finanziò il corso di Ingegneria Elettrotecnica presso l’Università degli Studi di Pavia, la quale gli conferì una medaglia di benemerenza.

Nel 1965  Necchi iniziò la produzione di gruppi elettromeccanici per calcolatori elettronici destinati alla multinazionale IBM.

Il 17 novembre 1975 mori, senza lasciare eredi, Vittorio Necchi, oggi sepolto al Cimitero Monumentale di Pavia.

Negli anni Novanta cominciò la lunga agonia dell’azienda, smembrata dai nuovi proprietari e venduta ad affaristi e faccendieri, mentre le linee di produzione finirono all’estero.

L’11 novembre 2010 la chiusura della Necchi Compressori, pose fine alla lunga storia dell’azienda creata da Vittorio Necchi.

Nel 2019, grazie al Bilancio Partecipativo, fu lanciata l’idea del recupero della memoria industriale pavese e un anno dopo, con la nascita di Necchi, Pavia, Italia, si aprì un nuovo capitolo della storia della Necchi, ora parte delle care memorie della città lombarda.

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