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I grandi musei: Museo Del Divino Infante a Gardone Riviera

welcomebambinogesuIl Museo del Divino Infante, a Gardone Riviera sul Lago di Garda, venne aperto nel 2005 per volontà di Hiky Mayr, collezionista di origine tedesca che da trentacinque anni si dedica alla ricerca, raccolta e restauro di sculture raffiguranti il Bambino Gesù.

Infatti la Mayr ha dedicato gran parte della sua vita alla ricerca, la raccolta e il restauro delle sculture raffiguranti il Bambino Gesù, e ha già avuto numerosi riscontri positivi da parte del pubblico in occasione delle varie esposizioni e mostre presso i più importanti musei italiani ed esteri.

Proprio per questo motivo, spinta anche dall’entusiasmo dimostratole dall' editore d’arte Franco Maria Ricci che ha dedicato alla collezione un magnifico volume, la Mayr decise di compiere un ulteriore sforzo economico e costruì appositamente uno spazio espositivo nella cittadina di Gardone Riviera, in segno di gratitudine verso il Paese che l’ha ospitata per anni.

La Mayr, ha sposato un noto albergatore gardonese, Rudy Mayr, dal quale ha avuto due figli che oggi l’affiancano nell’attività alberghiera continuando con passione la tradizione di famiglia.

Il Museo del Divino Infante è l’unico al mondo con una significativa raccolta sul culto del Bambino Gesù nei secoli.

La collezione documenta questa storia con i manufatti esposti, le tecniche, gli usi, i materiali, l’iconografia legata al tema della scultura a tutto tondo avente per soggetto Gesù Bambino e, in alcuni esempi, Maria Bambina . 

Il culto di Gesù Bambino considerato in forma del tutto autonoma rispetto alla figura della Madre, sia nella elaborazione teologica, sia nella rappresentazione iconografica non ha dei riferimenti precisi nella narrazione evangelica, ma solo in alcune riflessioni dei Padri della Chiesa e si affermò a partire dal Medioevo.

Proprio in quel preciso momento la religione con il culto delle reliquie, dei pellegrinaggi, necessitava di un'ampia visibilità per le proprie rappresentazioni e le immagini rappresentano la concretezza e la spettacolarità.

A questo periodo appartiene l’autonomia iconografica del Gesù Bambino e il suo culto fu propagato dai francescani, attraverso una larga diffusione a caratteri popolari e dopo la prima rappresentazione del presepio di Greccio nel 1224, voluto da Francesco d’Assisi, i confratelli del convento di Betlemme diffusero le statuette del Bambino.

Nel museo c’è il Bambino Gesù rappresentato in vari modi, in teche sontuose e in piccolissime scatole che erano utilizzate per il trasporto e l’esibizione del Divino Infante durante le processioni e successivamente collocato nella stanza di preghiera che si trovava nelle case delle famiglie nobili.

Accanto alla devozione popolare per il Divino Infante che si diffonde dal medioevo, si affermò nel nord Italia, specialmente in Lombardia, il culto di Maria Bambina che, secondo la visione del Cardinale Federico Borromeo, era una bambina avvolta in fasce attorniata da angeli.

Le statue di Maria Bambina sono rarissime dato il territorio nel quale si diffusero, e venivano donate alle fanciulle avviate al convento e alle spose come buono auspicio di fertilità. 

All’interno del Museo nel piano sottostante c’è una rappresentazione del presepe napoletano che copre circa venticinque metri quadrati ed è sapientemente collocato in uno spazio che consente al visitatore di entrare dentro la scena, con una serie infinita di comparse, di figure per la maggior parte intagliate nel legno, con teste, mani e piedi in terracotta, di animali e di una varietà di suppellettili.

La peculiarità del presepe napoletano settecentesco è la convivenza dell’elemento profano accanto a quello sacro, che diventano estremamente complementari nella creazione scenica.

L’aspetto religioso si esplicita nella rappresentazione della Nascita di Gesù nella lunga processione d’ogni sorta di gente che si muove in adorazione verso la grotta ossia verso la scena dell’annuncio, mentre intorno, si sviluppano le scene della vita della città di Betlemme.

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